mercoledì 7 marzo 2012

Cronache di una Lanterna-"Roma Comics & Games 2012" PARTE PRIMA

Il programma era semplice e lineare:andare al "Roma Comics & Games",girare tra gli stand fino allo sfinimento fisico e mentale e spendere tutti i miei soldi tornandomene a casa con buste pieni di fumetti che non avrei mai letto prima dei prossimi 3 mesi e gadget totalmente inutili che avrei sfoggiato l'indomani in classe. Il programma era semplice e linerare dicevo. Ma tutto questo non è mai successo. Quello che doveva essere un normale resoconto di una giornata passata nel "tuo mondo" si è trasformato nella cronaca di una domenica diversa,di quelle che non t'aspetti. Quello che doveva essere un breve articolo si è invece trasformato in un enorme papiro scritto ai tavolini di un bar,dandomi arie da scrittore bohemien e preso per il culo da una congrega di filippini..a voi la(lunga)cronaca..Lettore avvisato...

PROLOGO
 Attese
Sono seduto ai tavolini di un bar mentre sorseggio un caldo caffè americano. E' il secondo della giornata. Ancora un'ora mi separa dallo scomodo sedile del vagone di un treno che mi riporterà a casa,dopo una giornata intera passata fuori.
Attese
Il primo caffè,sempre americano,l'ho bevuto esattamente 8 ore fa,nello stesso identico posto di ora,sulla stessa identica sedia. E anche 8 ore fa stavo aspettando. Attendevo l'arrivo dei miei compagni di "merende",diretti proprio li dove un vero appassionato di fumetti che si rispetti dovrebbe affermare con assoluta sicurezza di essere stato almeno una volta in vita sua.Ad una fiera del fumetto,qualunque essa sia. Oggi è di scena il "Roma Comics & Games" edizione 2012,presso quell'enorme calderone labirintico chiamato Palalottomatica. Cosa ne è stato di noi li dentro? Beh,adesso attendete un pò voi..
Atto I- L'AVVENTO
La sveglia suona troppo presto per una qualsiasi domenica degna di tale nome. Sono le 7,50 spaccate ma per me  è come se fossero le 5 di mattina. Mi aspetto l'alba ed il cantare del gallo ma in realtà,fuori,la vita è iniziata da un pezzo sotto qualche nuvolone di troppo. Le mie occhiaie sono un segno indelebile delle ore piccole fatte il sabato notte. Le tracce di china che ricoprono le mani,invece,suggeriscono che non ho fatto tardi saltando in qualche discoteca ma bensì inchiostrando una delle tavole più rognose da me fin'ora disegnate. Avrò dormito si e no 4 ore. 240 minuti.Troppo poco tempo passato tra le lenzuola che mi sembra di non aver dormito. E' una settimana di passioni questa,domani ci sarà un sorta di revisione in classe e,negli ultimi giorni,ho dovuto recuperare faticosamente tutti i pezzettini che avevlo lasciato per strada negli ultimi due mesi. "Coraggio" mi dico e con uno sforzo sovraumano levo la coperta dal letto,un gesto così plateale che riuscirebbe perfino a vedere Batman arrossire di vergogna dietro al suo nero mantello.

 Ad una colazione lampo sgue una doccia bollente,con la speranza che mi svegli un attimo. Non sortirà l'effetto sperato ma almeno sono pulitoe profumato,ed in un mondo di incertezze non è neanche poco,morire al meglio delle mie possibilità sembrerebbe quasi accettabile. Come ogni pellegrinaggio che si rispetti inforco lo zainetto delle grandi occasioni,meglio noto come "zaino da battaglia",con il quale hai viaggiato un pò quà e un pò la,e lui sempre li con te.

Mi dirigo verso la stazione dei treni che dalla mia città mi porterà nel cuore pulsante di Roma,la Stazione Termini. Proprio il cuore di Roma oggi vivrà una giornata strana. Perchè oltre alla fiera del fumetto ci saranno anche una manifestazione dei NO TAV (ma lo scoprirò solo prima di acquistare il quaderno sul quale sto scrivendo da un malinconico e solitario tabacchino della stazione)e soprattutto il derby calcistico che ogni anno tiene per le palle centinaia di migliaia di tifosi romanisti e laziali,facendo vivere la città di vita propria in una sanguinosa e drammatica lotta. Ed io,che da questo derby non sono quasi per niente interessato,mi sento come una mosca bianca in uno sciame di calabroni.

 Le stazioni ferroviarie di domenica offrono sempre il lato più romantico e crudo dell'essere umano. Lo scenario è spettrale. Tutti coloro che viaggiano abitualmente durante la settimana per lavoro o studio a quest'ora staranno dormendo beati,godendosi il loro meritato riposo. Di domenica,spesso,si incontrano solo anime perse che vagano qui e la tra i binari come fantasmi la notte di Halloween. Salgo sul treno senza biglietto. Non lo faccio per fare un dispetto alle ferrovie,sia chiaro,o come gesto di ribellione verso lo stato cercando quel brivido adrenalinico della fuga dal controllore. Sono senza biglietto perchè oggi,domenica,l'unico giorno in cui pagheresti volentieri anche il biglietto del treno vista la possiblità più che concreta di trovare posto a sedere,tutte le biglietterie e le edicole nei paraggi sono chiuse. Mi faccio coraggio,perchè chi è sprovvisto di abbonamento sarà nelle mie stesse condizioni. Chissene frega in fondo,si parte. Il vagone è completamente vuoto,in quel momento ho come l'impressione di avere le allucinazioni. Mi do un pizzicotto e realizzo che è tutto vero. A farmi compagnia ho "La sfera del buio",quarto capitolo di sette dell'epica saga western/horror "La Torre Nera"di Stephen King,e sono sempre più convinto che in molte occasioni un bel libro ti faccia più compagnia di tante chicchere a vuoto. Metà del viaggio scorre senza intoppi,quando ad un tratto entrano nel vagone due ragazze sulla ventina,una bionda e una mora,sono assortite proprio come le "veline".

 Carine e silenziose prendono posto non troppo lontano da me. Spero in un loro silenzio,o quantomeno in una conversazione a volumi relativamente bassi. Sono un illuso. Le due sono un "cavallo di Troia". Avvolte da un involucro piacevole nascondono una terribile sorpresa. Come Achille ed Ettore sfoderano le loro armi,due telefoni di ultima generazione. Parte ad alto volume un repertorio musicale che oscilla tra le hit più ballate nelle migliori discoteche della Romania,le struggenti canzoni di qualche cantante neo-melodico napoletano e per finire in bellezza qualche bonus track dal sapore orientale. Rimango impassibile.Nella mia testa c'è un concerto di angeli e santi, e proprio come un monaco che indossa un cilicio e gronda sangue,invoca Dio e chiede il suo perdono. Sono sulla via dell'illuminazione quando finalmente leggo il cartello Roma Termini.

 Non faccio in tempo a mettere via il libro che mi arriva una telefonata. Mi informano che dovrò aspettare ancora  un bel pò perchè gli altri hanno avuto dei problemi con i mezzi e arriveranno con un autobus di fortuna. Scendo gli scalini del treno e mi accendo una sigaretta. Alle mie spalle passano loro,gli eroi della domenica. Un folto gruppetto di ominidi in completo giallorosso che intonano a gran voce cori da stadio. "'FORZA ROMMMA","LAZZZIO MERDAAAA". Spocchiosi e baldanzosi si avviano verso lo stadio Olimpico già sicuri della vittoria finale. Non sanno quale triste destino li aspetterà tra qualche ora

quando solo Dio sa se con quelle sciarpe si saranno stretti il collo in un ultimo folle gesto,per dimenticare l'onta della sconfitta e una stagione veramente pessima. Torno ai miei pensieri e realizzo che ho tutto il tempo per concedermi un caffè americano nel mio bar di fiducia della stazione(una fiducia che ormai non ricordo per quale motivo ho dato proprio a quel posto). Sarà il primo della giornata,che mi scalderà ma non riuscirà a svegliarmi del tutto nel corso della gioranta. Questo caffè,oltre che ad andare indigesto a molti,è un'arma a doppio taglio per quanto mi riguarda: in primo luogo vengo prontamente deriso dal barista che mi ribattezza con un "americano a Roma" di sordiana memoria.

 Inoltre,questo caffè,mi da puntualmente la riprova che ho dei reni da ottentenne. Devo trovare immediatamente un bagno,c'è troppa acqua nella stiva. Gli unici bagni di cui sono a conoscenza in questa stazione sono quelli del piano inferiore,ma da un pò di tempo a questa parte sono diventati a pagamento. Orgogliosamente ho sempre rifiutato di andarci,sfiorando in più di un'occasione il dramma. Scaricare la mia vescica al costo di 1 euro è sempre stato contro ogni mio principio morale. E' un pò come pagare un abbonamento mensile per starnutire o un canone per scoreggiare. Mi arrendo all'evidenza e vado diretto proprio li,con la coda tra le gambe ma speranzoso per questa nuova avventura nei famigerati cessi della staizone Termini. Mi aspetto scenari post-apocalittici ma vengo prontamente sbugiardato. Inserisco la moneta da 1 euro e davanti a me si apre  una "futuristica" porta che,neanche fosse l'Enterprise,mi da il benvenuto a bordo. Ora,accettate la parola "futuristica" per buona,paragonandola sempre al resto dei bagni alla "Trainspotting" di qualunque bar o simili della capitale. Sono un'esploratore su un pianeta sconosciuto.Sono Indiana Jones ne "Il regno de il cesso di cristallo".

La prima chicca è lo sciaquone automatico,non serve premere niente di niente,fa tutto lui. Deve essere veramente un lavoro fottutamente di merda fare lo sciacquone del cesso. Finisco il tutto e mi dirigo verso i lavandini,oasi di salvezza per i maniaci compulsivi dell'igiene delle mani come me. Solitamente il lavandino di un bagno che non conosci è un grande banco di prova per forgiare il carattere e le abilità pratiche di una persona . Manopole neanche a parlarne.Quindi che fai?Passi la mano sotto tagliando l'aria come un samurai,con il piede premi nel nulla cercando un pedale che non troverai,fai uscire dalla tua bocca incantesimi di magia invocando cascate che non vedrai. Il tutto con il terrore di essere spiato da chiunque occupi quel cerchio immaginario di 10 metri intorno a te. Sono fortunato e basta mettere le mani sotto il rubinetto. Pericolo scampato. Ora l'asciugatura. E qui c'è la vera perla delle perle. Una di quelle cose che ti fa capire quanto sei vecchio e di quanto la tecnologia sia andata avanti,anche e soprattutto nelle piccole cose. E tu sei rimasto al binario col fagottino che hai perso quel treno. Dapprima cerchi ventole,fazzoletti,asciugamani o venti del nord che possano risolvere il problema. Ma la soluzione è proprio li davanti ai tuoi occhi. Brilla di luce propria e il suo misticismo ti assorbe completamente.

 Incastonato nel muro un oggetto,che mai avevo visto prima. E' una sorta di "bocca della verità" per l'asciugatura. Con timore infilo le mani dentro,temendo che mi vengano risucchiate da un momento all'altro. Poi,tiepido come la primavera,di una temperatura che sfiora la perfezione,un getto d'aria che mi culla. E vorrei rimanere li per delle ore,come dondolato da lento movimento di un'amaca. Rimango qualche secondo più del dovuto e creo una fila chilometrica dietro di me. E' il momento di andare. Per uscire,dopo aver sbagliato tutte le porte possibili,scopro che bisogna premere un tasto. E li si completa la mia figura da imbecille senza tempo,fuori dal tempo. Il telefono squilla.Stanno arrivando. Il Roma Comics & Games ci aspetta...
CONTINUA...

PARTE SECONDA

















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